Lucca: dopo 16 anni un premier incontra il Terzo settore
15 aprile 2014
Dopo anni di promesse tradite, tentativi falliti e inciampi normativi il Terzo settore, galassia che raccoglie una miriade di enti diversi, tra cui organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione e imprese sociali, trova ora nella strategia del governo Renzi un varco utile per far decollare le riforme che ne potrebbero radicalmente cambiare il volto, consentendogli di liberare le energie fin qui inespresse. La speranza è legittimata dalla chiarezza con cui il premier Matteo Renzi, intervenuto sabato a Lucca al Festival del volontariato, interloquendo con Edoardo Patriarca (presidente del CNV) e Riccardo Bonacina (direttore di VITA), ha scandito i tempi ed i contenuti del possibile intervento legislativo.
Entro un mese, ha assicurato il presidente del Consiglio, il Governo è pronto a presentare la bozza di un Ddl delega sul riordino civilistico di tutto il Terzo settore (operazione più volte avviata nelle passate legislature, ma fin qui mai condotta in porto). Entro fine maggio, dopo una fase di consultazione con le realtà interessate, il disegno di legge delega dovrebbe arrivare al varo ufficiale. Dentro questa cornice troverà posto anche la stabilizzazione del 5 per mille sulla quale Renzi ha assunto un impegno sostanziale, a condizione - ha precisato - che gli enti «si assumano la responsabilità di rispettare precisi obblighi di trasparenza, perché chiunque sia destinatario di fondi pubblici, indipendentemente dalla propria natura giuridica, dovrà rendicontare tutto nella massima trasparenza».
Il riordino, dunque, viene immaginato «non pezzo per pezzo, cercando di buttare una singola norma sul primo treno utile per risolvere una questione specifica, ma come una riforma complessiva da attuare con metodo partecipativo». Tra le implicazioni più importanti anche la completa equiparazione tra partiti politici e associazionismo di volontariato, oggi destinatari di agevolazioni fortemente diverse non nell'aliquota di detraibilità delle erogazioni liberali, ma nel tetto allo sconto fiscale. Quanto al settore del non profit produttivo, che conta ormai, secondo l'Istat, non meno di 90mila realtà attive e che offre un contributo rilevante in termini di occupazione, il premier ha confermato l'impegno in favore dell'impresa sociale, anche attraverso il via libera a un fondo da 500 milioni, atteso al varo entro fine giugno.
Nonostante il freno tirato con decisione sulle ipotesi di una legge per il servizio civile obbligatorio («al momento non ci sono le condizioni»), Matteo Renzi ha poi scaldato i cuori degli oltre tremila volontari assiepati nella basilica di San Francesco di Lucca e nella piazza antistante, in quello che è stato il primo incontro diretto tra il capo del Governo ed il mondo non profit a far data dal 1998, anno in cui Romano Prodi era intervenuto alla manifestazione padovana di Civitas.
Non solo: nella stessa giornata di ieri e nella stessa sede del Festival del volontariato, anche il ministro del Lavoro e del welfare Giuliano Poletti ha sottolineato con convinzione la centralità dell'imprenditoria sociale nell'economia del nostro Paese, indicando un percorso di radicale cambiamento che dovrebbe partire «dalla partecipazione responsabile, dall'impegno comune, dal superamento delle divisioni e dei particolarismi».
Fra tante speranze, rischia di rimanere in ombra il tema del raccordo tra la legge n.266/91 sul volontariato, quella sull'associazionismo di promozione e il decreto legislativo sull'impresa sociale, aree che hanno urgente bisogno di confini diversi. A meno che la carta del disegno di legge delega unitario non si trasformi in jolly da spendere anche sul terreno del coordinamento normativo.
Il riordino, dunque, viene immaginato «non pezzo per pezzo, cercando di buttare una singola norma sul primo treno utile per risolvere una questione specifica, ma come una riforma complessiva da attuare con metodo partecipativo». Tra le implicazioni più importanti anche la completa equiparazione tra partiti politici e associazionismo di volontariato, oggi destinatari di agevolazioni fortemente diverse non nell'aliquota di detraibilità delle erogazioni liberali, ma nel tetto allo sconto fiscale. Quanto al settore del non profit produttivo, che conta ormai, secondo l'Istat, non meno di 90mila realtà attive e che offre un contributo rilevante in termini di occupazione, il premier ha confermato l'impegno in favore dell'impresa sociale, anche attraverso il via libera a un fondo da 500 milioni, atteso al varo entro fine giugno.
Nonostante il freno tirato con decisione sulle ipotesi di una legge per il servizio civile obbligatorio («al momento non ci sono le condizioni»), Matteo Renzi ha poi scaldato i cuori degli oltre tremila volontari assiepati nella basilica di San Francesco di Lucca e nella piazza antistante, in quello che è stato il primo incontro diretto tra il capo del Governo ed il mondo non profit a far data dal 1998, anno in cui Romano Prodi era intervenuto alla manifestazione padovana di Civitas.
Non solo: nella stessa giornata di ieri e nella stessa sede del Festival del volontariato, anche il ministro del Lavoro e del welfare Giuliano Poletti ha sottolineato con convinzione la centralità dell'imprenditoria sociale nell'economia del nostro Paese, indicando un percorso di radicale cambiamento che dovrebbe partire «dalla partecipazione responsabile, dall'impegno comune, dal superamento delle divisioni e dei particolarismi».
Fra tante speranze, rischia di rimanere in ombra il tema del raccordo tra la legge n.266/91 sul volontariato, quella sull'associazionismo di promozione e il decreto legislativo sull'impresa sociale, aree che hanno urgente bisogno di confini diversi. A meno che la carta del disegno di legge delega unitario non si trasformi in jolly da spendere anche sul terreno del coordinamento normativo.
da Il Sole 24 ore 12/04/2014 di Elio Silva