Malattie infettive e HIV: AVIS in prima linea
29 marzo 2016
I dati di ISS, LILA e ANLAIDS
Secondo i dati del Centro Operativo AIDS dell'Istituto Superiore di Sanità, nel 2014 in Italia 3.695 persone hanno scoperto di essere HIV positive, con un’incidenza pari a 6,1 nuovi casi ogni 100 mila abitanti.
Tale incidenza non mostra particolari variazioni rispetto ai tre anni precedenti e colloca il nostro Paese al 12° posto nell’Unione Europea. Le Regioni che hanno mostrato un’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Il virus colpisce prevalentemente gli uomini, che rappresentano ben il 79,6% dei casi nel 2014, mentre continua a diminuire l’incidenza delle nuove diagnosi nelle donne.
Quanto alla fascia di età maggiormente colpita, è risultata essere quella delle persone tra 25 e 29 anni (15,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti). La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali senza preservativo, che costituiscono l’84,1% di tutte le segnalazioni (maschi che fanno sesso con maschi: 40,9%; eterosessuali maschi: 26,3%; eterosessuali femmine 16,9%). Il 27,1% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera.
Spostando la nostra attenzione sulle abitudini sessuali e sul grado di informazione degli italiani sui comportamenti a rischio, nel 2014 la LILA ha condotto un’indagine, dal titolo QuestionAids, su un campione di quasi 12.000 persone maggiorenni. Più del 40% ha dichiarato di non usare regolarmente il preservativo nei rapporti vaginali occasionali (di questi, il 14,3% non l’ha mai utilizzato) e una percentuale non trascurabile di persone intorno al 4-6% considera tali azioni non pericolose. Degno di nota anche il fatto che la maggior parte dei partecipanti non sia in grado di distinguere il grado di rischio tra il rapporto orale praticato e quello ricevuto.
Analoghi risultati sono stati ottenuti attraverso l’app “Smart Sex” di Anlaids. Sui circa 850 utenti che hanno partecipato all’indagine nel 2015, la metà ha dichiarato di aver avuto comportamenti sessuali a rischio negli ultimi 6 mesi: « La cosa che colpisce maggiormente – spiega Carmine Falanga, responsabile Anlaids del progetto - è che il 30% degli utenti ha ammesso di non utilizzare il profilattico nei rapporti occasionali. La ragione principale è la convinzione di scegliere persone “sane”. Più del 31%, infatti, crede che una persona sieropositiva sia riconoscibile dall’aspetto fisico».
HIV e sicurezza trasfusionale: le novità del decreto 2/11/2015
Attenzione, prevenzione e comunicazione sono le parole chiave per combattere questo “nemico invisibile” attraverso la stretta collaborazione tra diversi soggetti coinvolti: istituzioni e associazioni di volontariato.
«Donare il sangue significa farsi portavoce di stili di vita sani e corretti – commenta il Presidente nazionale, Vincenzo Saturni - e in questa direzione vanno proprio le recenti disposizioni del Ministero della Salute, che puntano a mantenere elevati i livelli di sicurezza e qualità trasfusionali. È bene ricordare che nel nostro Paese non si registrano casi di contagio da HIV mediante trasfusione da oltre dieci anni, ma è importante non abbassare la guardia, soprattutto alla luce dei recenti dati sul grado di informazione dei cittadini. AVIS è da sempre in prima linea su questo fronte e ritiene essenziale collaborare con le istituzioni al fine di responsabilizzare ulteriormente tutta la popolazione sulla necessità di tutelare, attraverso le proprie azioni, la salute propria e altrui. La prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili è un tema che riguarda anche AVIS ed è nostro compito ricoprire un ruolo fondamentale in questo campo, mettendo a disposizione le nostre competenze e la nostra esperienza».
Con il nuovo decreto sulla qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti i processi di selezione saranno maggiormente uniformi grazie all’obbligo di adottare, su tutto il territorio nazionale, un questionario anamnestico standardizzato che comprende ben venti domande molto dettagliate sull’esposizione al rischio di malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, il decreto conferisce al CNS il mandato di definire, entro un anno, il materiale informativo-educativo riguardante “il reclutamento dei donatori in relazione al rischio di trasmissione dell’infezione da HIV, comprensivo delle informazioni in merito alla disponibilità del test HIV presso strutture sanitarie diverse dai servizi trasfusionali”.
Da "Il Punto" a cura di Avis Nazionale