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A Firenze le celebrazioni per i 90 anni di Avis

Presentare alle sedi dell’Associazione il libro sui 90 anni di storia e ricordare al tempo stesso il fondatore, Vittorio Formentano

01 aprile 2017

(Firenze, 1.4.2017) - Dapprima, una delegazione guidata dal presidente nazionale, Vincenzo Saturni, ha sostato con il labaro della più antica associazione di volontariato del sangue d’Italia davanti alla targa che – in via Sant’Antonino – rammenta il luogo che nel 1895 diede i natali all’ematologo Formentano.

Alle 10.30, l’auditorium del Consiglio Regionale della Toscana ha poi ospitato il convegno di presentazione rivolto alle sedi e ai volontari del libro ‘AVIS: 90 anni di impegno nella medicina e nella società’.

Per il presidente di AVIS Nazionale, Vincenzo Saturni, “la giornata di oggi non è casuale. Essere a Firenze vuol dire far memoria della città che ha visto nascere un uomo che, con la sua intuizione, ha permesso in 90 anni a centinaia di migliaia di persone di trovare una risposta al loro bisogno di cure e salute attraverso il dono anonimo e gratuito di altrettante centinaia di migliaia di persone che in questi decenni hanno scritto la nostra storia. Il libro che oggi presentiamo è in qualche modo un ringraziamento sia a Formentano sia a tutte le donne e gli uomini che hanno scritto, e ancora scrivono, la nostra storia”.

Adelmo Agnolucci, presidente di Avis regionale Toscana “siamo onorati di poter ricordare il grande impegno di umanità del fondatore di AVIS. Una storia durata 90 anni, e che per la sua forza solidale non si esaurirà. Dobbiamo continuare ad alimentare questa lunga catena anche perché i bisogni degli ospedali non diminuiscono e per la cura di molte patologie serve necessariamente l’apporto di sangue e plasma dei nostri donatori”.

Eugenio Giani ha voluto portare il saluto della regione Toscana, ripercorrendo il legame tra Avis e il territorio in 90 anni e spiegando che la festa di oggi di AVIS è una festa per tutta la regione

Massimo Fratini, vicepresidente del Consiglio comunale di Firenze, ha ribadito quanto la cultura del dono sia importante per una comunità e quanto sia da riscoprire in un mondo  dove la socialità sta scomparendo.

Simona Carli, direttrice del Centro Regionale Sangue, è intervenuta anche in rappresentanza dell’assessore regionale alla salute, Stefania Saccardi, sottolineando quanto sia stata e sia ancora importante la collaborazione tra istituzioni e associazioni.

La giornata è stata anche l’occasione per presentare nuovamente la campagna di comunicazione #dialettisolidali. Claudia Firenze, moderatrice della mattinata e responsabile comunicazione di Avis Nazionale, ha spiegato che l’iniziativa punta a valorizzare le differenze territoriali a partire dalle declinazioni della parola sangue nei diversi dialetti.

Al centro della mattinata c’è stata anche la relazione del prof. Carlo Sorrentino (Università di Firenze) e gli interventi che hanno illustrato le parti più significative della pubblicazione da parte dei due atenei (Insubria e Palermo), che hanno collaborato alla stesura.

“La nascita del volontariato del sangue – ha commentato la dottoressa Barbara Pezzoni, curatrice insieme al prof. Giuseppe Armocida dell’Università dell’Insubria della parte storico-medica della ricerca – è stata resa possibile grazie a importanti scoperte scientifiche come quella dei gruppi sanguigni, nei primi del Novecento, e ancora di più il passaggio dalla trasfusione braccio a braccio a forme più indirette, che allontanavano il donatore dal ricevente. Proprio quest’ultima novità, introdotta a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, ha determinato l’avvento dell’anonimato, che costituisce uno dei pilastri su cui da sempre si fonda l’azione di AVIS, assieme a quello della gratuità. A questo si aggiungono le innovazioni a cui AVIS, nel corso della sua storia, ha saputo rispondere prontamente e adeguatamente, per esempio gestendo i primi servizi trasfusionali, intervenendo nella selezione accurata dei donatori dopo la scoperta della trasmissione del virus HIV anche con la trasfusione, nonché sostenendo e diffondendo la plasmaferesi e le donazioni di midollo osseo”.

“In tutto questo, essenziale è stata sempre la collaborazione con le strutture ospedaliere e con i primari, che fin da subito hanno visto in AVIS una risorsa essenziale e insostituibile per il benessere dei pazienti e per il funzionamento di tutto il sistema trasfusionale. Prima che nascesse l’Associazione –ha sottolineato la ricercatrice Marianna Siino, che ha curato insieme a Fabio Massimo Lo Verde, docente di Sociologia dell’Università di Palermo, la parte sociologica della ricerca – il sangue in Italia si pagava 900 lire e l’unico modo per ottenerlo gratuitamente era rivolgersi a donatori di fortuna come parenti o amici. AVIS, invece, ha saputo diffondere un nuovo modello di solidarietà e altruismo, divenendo quel simbolo di generosità e difesa del diritto alla salute che tutti noi conosciamo, offrendo sempre in modo puntuale una risposta a specifiche esigenze del territorio, come la diffusione di malattie del sangue o il verificarsi di gravi calamità naturali”.

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