USA: Vendersi il plasma per comprare il pane o la benzina. Una ricerca
In America si può, e lo fanno soprattutto disoccupati di colore. Per l’industria è un vero business
21 febbraio 2019
Vendersi il plasma per comprare il pane o la benzina. Una ricerca
In America si può, e lo fanno soprattutto disoccupati di colore. Per l’industria è un vero business. Cosa racconta il rapporto del Center for Health Care Research and Policy di Cleveland
di
Andare a vendere il proprio plasma per potersi comprare il pane, o mettere la benzina alla macchina. Non è una scena tipica di qualche paese in via di sviluppo, ma quello che accade tutti i giorni nei 664 centri per la raccolta presenti negli Usa, dove appunto, a differenza del sistema italiano, che si basa sulla donazione volontaria e gratuita, i ‘donatori’ ricevono fino a 40 dollari per ogni procedura.
Ad indagare sui profili dei donatori americani è stato uno studio del Center for Health Care Research and Policy di Cleveland presentato recentemente all’International Health Congress organizzato dall’università di Oxford, che offre diversi spunti di riflessione in un momento in cui si dibatte molto su pregi e difetti dei due sistemi.
Giovane, disoccupato, nero e alla fame
L’indagine presentata dalla ricercatrice Heather Olsen ha mostrato che chi va a donare il plasma negli Usa, dove sono ammesse fino a 104 donazioni l’anno contro le 17-20 (700-600 millilitri per donazione per un totale massimo di 12 litri di plasma all’anno per donatore) in Italia, in generale è un maschio di colore (l’84% del campione), di circa 35 anni e in circa il 60% dei casi disoccupato.
L’industria dei farmaci brinda
Da un punto di vista industriale il sistema americano è sicuramente un successo, con un volume d’affari di 20 miliardi di dollari l’anno e una produzione che è il 70-80% di quella mondiale, a cui anche l’Italia si rivolge per coprire quel 25-30% di plasmaderivati che mancano, ma è evidente che dal punto di vista etico ci sono forti dubbi su un mondo in cui si è costretti, o comunque fortemente invogliati, a vendere una parte del proprio corpo per riuscire a fare la spesa. Inoltre proprio i dati italiani sulla raccolta del plasma relativi al 2018, appena pubblicati dal Centro Nazionale Sangue, dimostrano che ‘un altro sistema è possibile’.
Una questione che è anche etica e di sicurezza
Nel nostro paese i donatori di plasma, con appena 2,1 donazioni l’anno di media, riescono già a garantire una buona parte dei farmaci plasmaderivati, spesso salvavita, necessari ai pazienti italiani. Nel 2016 è stato varato il Programma Nazionale Plasma che impegna le Regioni ad aumentare gradualmente la raccolta per avvicinarsi maggiormente all’indipendenza “strategica” dal mercato nordamericano nel 2020, ma lo sforzo richiesto non è immane, anzi.
Se si riuscisse a portare la cifra media annua a 3, con un aumento delle donazioni di chi già sceglie questa forma o indirizzando alcuni dei donatori di sangue anche a questa tipologia, l’obiettivo sarebbe alla portata, salvaguardando anche l’aspetto della volontarietà che non solo dal punto di vista etico, ma anche della sicurezza, è quello che qualifica il sistema italiano.