#StorieDiAvisToscana | Il servizio civile risponde all'emergenza. La testimonianza di Ester e Duccio
Due giovani operativi nella sede Avis di Firenze decidono fin dai primi giorni di continuare: il loro racconto
17 aprile 2020
Ester Tomei e Duccio Berni sono due giovani volontari in Servizio Civile nel progetto di Avis Regionale Toscana nella sede Avis di Firenze. Fin dai primi giorni di emergenza Covid-19 hanno scelto di rimanere in servizio e dare il proprio contributo alla causa delle donazioni.
La loro testimonianza è un altro tassello delle storie del mondo di Avis Toscana che in questo tempo di emergenza e generosità hanno un senso ancora più grande.
“Ho sempre avuto l'idea di entrare a far parte di un'associazione di volontariato per aiutare gli altri e quando ho deciso di fare il servizio civile, essendo donatrice dai 18 anni, mi è venuto naturale scegliere AVIS”. Così inizia la testimonianza di Ester Tomei, 24 anni. Ogni giorno prende i mezzi pubblici per recarsi in ufficio. Cautela e prevenzione sono le priorità, poi in sede via al lavoro.
“Soprattutto dopo gli appelli alla donazione, fatti anche da personaggi famosi –racconta Ester- siamo stati sommersi da telefonate e mail, sia da parte di donatori sia di chi voleva iniziare a donare”.
È un'impresa ardua convincere però che prima occorre la visita di idoneità oppure che bisogna posticipare la donazione per garantire un afflusso costante.
“Qualcuno rinuncia –aggiunge ancora Ester-, ma tanti accettano e questi piccoli successi devo dire sono molto gratificanti. Questo, insieme al feeling che si è creato con i colleghi, veramente persone stupende, ha fatto sì che quando mi è stato chiesto se avessi voluto il permesso straordinario, ho deciso di continuare il servizio senza nessuna esitazione”. “Alcuni giorni dopo –prosegue la sua testimonianza-, con l'aggravarsi della situazione, devo essere sincera, ho avuto paura. Soprattutto per mia nonna con la quale convivo e ho pensato di chiedere anch'io il congedo dal servizio. Il fatto di lasciare l'associazione nel momento di maggior bisogno però, francamente non mi andava. Alla fine parlandone con nonna e babbo abbiamo deciso che avrei portato la mascherina in casa nei momenti di vicinanza con la nonna”. Ester continua a svolgere il suo compito in associazione. “E sono contenta così –conclude-. Parlo con i donatori, con chi vuole diventarlo, qualcuno chiede informazioni, qualcun'altro si lascia andare a confidenze come fosse al telefono con una vecchia amica, il tutto per quello ritengo essere una buona causa. Mentirei se dicessi di non essere preoccupata dalla situazione, ma sono felice della scelta che ho fatto, di poter essere utile, nel mio piccolo, a risollevare per quanto possibile il mio paese”.
E la soddisfazione nel rendersi utili si legge anche nelle parole di Duccio Berni, 21 anni.
“Sono in servizio da metà dicembre 2019 e sono rimasto molto soddisfatto dell’ambiente di lavoro in cui mi trovo; il personale è veramente gentile e disponibile e mi hanno fatto sentire subito a mio agio. Proprio grazie a questa calda accoglienza le attività avvengono anche in piacevole compagnia”. “Le nostre principali attività –prosegue Duccio- sono la chiamata dei donatori e gli interventi nelle scuole per sensibilizzare le persone alla donazione; oltre a ciò non manca l'informare i nuovi donatori della visita di idoneità alla donazione e i vari criteri con cui avviene”.
Ma poi avviene lo tsunami Coronavirus.
“In questo periodo le nostre abitudini di lavoro sono un po' cambiate in quanto, con l’arrivo del covid-19, c’è stata anche una numerosa e solida risposta da parte di tutta Firenze. Le persone che ci hanno contattato sono state numerose e i telefoni non bastavano a rispondere a tutti, tanto è vero che ci siamo di conseguenza dovuti organizzare al meglio per continuare a svolgere il nostro dovere senza però rischiare di trascurare qualcuno”.
“Dopo qualche giorno dallo scoppio delle telefonate e i vari decreti usciti ci è stato chiesto se volevamo e potevamo continuare il nostro servizio; in caso contrario ci sarebbe stato offerto un permesso straordinari fino al 3 Aprile. Diciamo che a casa di cose da fare per me ce ne sono parecchie visto che, frequentando anche la scuola di comics di Firenze, veniamo seppelliti dalle varie commissioni; è anche vero però che mi piace complicarmi la vita e soprattutto volevo dare una mano ai miei colleghi cercando di suddividere le chiamate in più persone e dando l'opportunità a tantissimi fiorentini di dare il loro contributo per risollevare la situazione dall'emergenza nella quale il sangue si trovava fino a poche settimane fa”.