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Violenza sulle donne, l’altro volto della pandemia

Briola: «Una società civile non può prescindere dal rispetto». Avis in prima linea per la giornata internazionale

25 novembre 2020

Un drappo, una panchina, un paio di scarpe. Una serie di simboli legati da un unico comun denominatore: il colore. Il rosso. Come ogni anno il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Una data, non casuale, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Patrìa, Minerva e Maria Teresa Mirabal erano tre sorelle dominicane oppositrici del regime totalitario di Rafael Leónidas Trujillo. Un giorno, mentre stavano andando a trovare i rispettivi mariti in carcere, vennero rapite e brutalmente uccise dagli uomini del Servizio di informazione militare, su ordine dello stesso dittatore. Era il 25 novembre 1960.

La violenza sulle donne continua ad essere, ancora oggi, un fenomeno tristemente diffuso. Anche in Italia. Soprattutto durante il periodo della pandemia, tra marzo e giugno, sono aumentati i casi della cosiddetta “violenza domestica”, quella cioè delle donne vittime di aggressioni, sia verbali che fisiche, ad opera del partner all’interno della propria casa. Numeri ufficiali dell’ISTAT (l’Istituto Nazionale di Statistica) indicano come, nel periodo del lockdown, le chiamate al 1522 (il numero gratuito anti violenza e stalking promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità) siano state oltre il doppio rispetto all’anno precedente: +119,6% per la precisione, con 6.956 telefonate effettuate nel 2019 e addirittura 15.280 nel 2020. 

E all’estero non va meglio. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite sui Sustainable Development Goals (gli Obiettivi di sviluppo sostenibile) relativo al 2019, quasi il 18% delle donne e delle giovani di età compresa tra i 15 e i 49 anni che ha avuto una relazione ha subito violenze fisiche o sessuali da parte del partner nei 12 mesi precedenti. La cifra sale al 30% se si considera la violenza da parte di un partner durante la vita delle donne. Più di un terzo delle vittime di omicidio, vengono uccise intenzionalmente da un partner attuale o un ex partner.

Impegno, organizzazione, programmazione, cittadinanza attiva e solidarietà sono quei valori fondanti di AVIS che, ogni giorno, vengono portati avanti da tante volontarie e donatrici. Vere e proprie colonne portanti di un mondo come quello del Terzo Settore che, proprio in un momento così delicato sotto il profilo socio-sanitario, grazie allo straordinario lavoro silenzioso e prezioso di tante persone, costituisce un sostegno straordinario per il nostro Paese. Come ha voluto sottolineare il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, «la figura della donna è centrale non solo nella vita familiare, ma in qualsiasi contesto socio-lavorativo. Provo molto rammarico nel dover constatare come, ogni volta, ci sia ancora bisogno di ricordare quanto le donne debbano essere rispettate. Una società che si proclama civile e solidale non dovrebbe avere necessità di ribadirlo di continuo. Saper vivere in pace e nel rispetto reciproco costituisce la spina dorsale della convivenza civile ed è tra i valori fondanti della nostra Associazione. Avis vede da sempre, nelle donne, punti di riferimento quotidiano per capacità, sensibilità e volontà. Sentimenti che nessuno ha il diritto di annientare e che anzi ciascuno di noi deve fare il possibile per preservare e rivendicare ogni giorno».

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