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Presentato dal CESVOT il 3° rapporto “Opinione pubblica e volontariato in Toscana”

Cresce la diffidenza sociale dovuta alla pandemia: il volontariato può essere l'antidoto. Il 76% dei toscani pensa che possa ricucire il tessuto sociale

08 aprile 2022

L’indagine realizzata da Sociometrica per il Cesvot ci rimanda un quadro sociale complicato a seguito del periodo pandemico che noi tutti abbiamo vissuto.
Ci viene presentato uno scenario sociale deformato da processi di crescita della solitudine e della frammentazione sociale in Toscana, ma nonostante ciò si conferma il valore e l’autorevolezza riconosciute al volontariato dai cittadini toscani.
La sua notorietà, seppur lievemente ridotta rispetto ai due anni precedenti, è molto alta: il 93,7% della popolazione lo conosce o ne ha un’idea generale. Rispetto all’anno scorso aumenta il numero di persone che dichiara di aver fatto volontariato e passa dal 16% del 2021 al 29,3% di quest’anno ma diminuiscono coloro che si dichiarano disponibili a fare volontariato. Sono questi alcuni degli aspetti più interessanti che emergono dalla ricerca “Opinione pubblica e volontariato in Toscana.”, condotta da Sociometrica per conto di Cesvot - Centro Servizi Volontariato Toscana.

Ecco alcuni tra i dati più interessanti. 

La crescita della diffidenza e la relazione con gli altri. Il 90,5% dei toscani pensa che sia aumentata la diffidenza fra le persone. Lo dicono più le donne che gli uomini (57,7% contro 32,5%), più coloro che hanno una laurea che coloro che hanno licenza elementare. Solo il 9% delle persone ritiene che la solidarietà sia cresciuta, il 60,2% è convinto del contrario. Il 75,8% della popolazione ritiene che ci sia minore attenzione verso gli altri e, ancora una volta, lo dicono più le donne che gli uomini (34,5% contro il 23%).

L’impatto sulle categorie più deboli. La caduta verticale delle relazioni sociali ha generato una percezione diffusa di distacco dagli altri aumentando la quota di popolazione che dichiara maggior nervosismo e maggiori livelli di stress (il 46,7%). Le donne e i ragazzi sotto i 24 anni sono fra coloro che sembrano essere stati più colpiti dal “distanziamento sociale” imposto dalla pandemia. Ma cosa è accaduto nelle fasce più deboli della popolazione? Il 58,2% dei genitori sostiene che i loro figli minori siano stati colpiti pesantemente dal punto di vista psicologico; un altro 35,6% sostiene comunque che l’impatto della pandemia sui bambini ci sia stato, anche se non pesante. Si tratta dunque del 93,8% dei genitori che denunciano conseguenze psicologiche sui loro figli.

L’altra categoria sociale sulla quale l’impatto degli ultimi due anni è stato molto significativo è quella degli over 70. Il 93,8% degli intervistati si dichiara colpito con varia intensità; la metà di loro ha rinunciato anche a prestazioni sanitarie di qualche tipo.
Veniamo poi alle persone con disabilità e alle loro famiglie: il 65,8% delle famiglie denuncia problemi importanti. A queste va aggiunto il 26,4% che dichiara disagi anche se relativi. Il quadro che ne emerge è grave: tutte e tre le categorie di soggetti deboli individuate dall’indagine hanno sofferto e soffrono di disagi molto importanti.

L’incrinatura dell’impegno personale. La disponibilità, anche occasionale, a fare volontariato cala dall’ 82,6% del 2020 al 72,9% del 2022. Da notare che diminuiscono coloro che lo farebbero certamente dal 32% del 2021 al 26,8% del 2022; che aumenta il numero di chi si dichiara disponibile a fare volontariato soltanto occasionalmente, dal 42,7% del 2021 al 46,1% del 2022; che aumentano coloro che dichiarano che non farebbero mai volontariato, dal 6,9% del 2021 al 12% del 2022. 

Apprezzamento del volontariato. Nonostante le difficoltà dei due anni di pandemia e di fronte ad uno sgretolamento della solidarietà il giudizio della popolazione toscana sul volontariato e sulla sua funzione è in crescita: il 76,3% della popolazione ritiene che il volontariato sia fondamentale (era il 73,8% nel 2021). Anche l’ammirazione nei confronti dei volontari passa dal 79,9 del 2021 all’ 83,2% di oggi.

“I dati ci parlano dell’impatto della pandemia sulla psicologia individuale e collettiva della popolazione toscana, dei comportamenti sociali legati alle relazioni e dell’orientamento dell’opinione pubblica in merito ad alcuni valori portanti. Questo sondaggio ci rappresenta anche la sofferenza della popolazione più fragile: minori, anziani e persone con disabilità. Come abbiamo visto non sono dati confortanti e mettono in evidenza difficoltà oggettive, personali e collettive. Il volontariato può considerarsi un antidoto a questa tendenza disgregatrice: esso è per sua natura una costruzione continua di relazioni e di soluzioni; il volontariato scorge i bisogni, nelle persone, nelle famiglie, nella comunità. E organizza risposte capillari, vicine alla gente. Il volontariato è resiliente, non si scoraggia, ed è un antidoto potente contro l’egoismo, la paura, la diffidenza, la solitudine e l’intolleranza. Cesvot è vicino alle associazioni e le sostiene con cura e professionalità. Il mio appello è quello di non ignorare i segnali di malessere della nostra comunità e recuperare il senso della socialità che è stato perso anche attraverso una sempre più stretta collaborazione fra enti pubblici e del privato sociale che possa conservare e sostenere un terzo settore sano e vitale”, queste le parole di commento di Pier Luigi Paccosi, presidente di Cesvot.

"Volevo esprimere a nome di AVIS Toscana un sentito ringraziamento al CESVOT per aver svolto questa attività di ricerca e riflessione che genera un momento imprescindibile e necessario per attivare azioni e strategie mirate. L'obiettivo è quello di poter realmente contribuire a quella ricucitura del tessuto sociale che le persone si aspettano dal volontariato." Così commenta Claudia Firenze, presidente di AVIS Toscana. 

Fonte: Cesvot

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