Alzheimer: nuovi sviluppi nella ricerca e l'importanza dei biomarcatori
18 febbraio 2025
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha compiuto importanti passi avanti nella comprensione e nella diagnosi precoce dell'Alzheimer, la forma più comune di demenza. Un recente studio, il progetto Interceptor, promosso dal Ministero della Salute e dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ha evidenziato il ruolo chiave di otto biomarcatori nella previsione dell'evoluzione del disturbo cognitivo lieve in demenza.
L'Alzheimer e le altre malattie neurodegenerative rappresentano una sfida crescente per il sistema sanitario. Attualmente, in Italia, oltre un milione di persone convivono con queste patologie, mentre circa 900mila individui presentano un deterioramento cognitivo lieve, una condizione che potrebbe evolvere in demenza. Questa situazione coinvolge direttamente anche milioni di familiari e caregiver, rendendo essenziale il progresso della ricerca in questo campo.
Il progetto Interceptor ha seguito dal 2018 un gruppo di 351 pazienti con declino cognitivo lieve, sottoponendoli a una serie di analisi per individuare marcatori biologici associati alla progressione della malattia. I risultati dello studio hanno permesso di identificare otto biomarcatori in grado di prevedere con un’accuratezza dell'81,6% quali pazienti avrebbero sviluppato l'Alzheimer.
Questa scoperta è particolarmente rilevante perché apre la strada a una diagnosi più precisa e precoce, consentendo l'uso mirato di farmaci innovativi che potrebbero rallentare o prevenire l'insorgenza della demenza. Infatti, nuovi trattamenti stanno emergendo sul mercato e alcuni di essi hanno recentemente ottenuto l’approvazione dall’Agenzia Europea del Farmaco. Tuttavia, questi medicinali risultano efficaci solo se somministrati nelle fasi iniziali della malattia, rendendo essenziale l’individuazione tempestiva dei soggetti a rischio.
Secondo Robert Nisticò, presidente dell’AIFA, il progetto Interceptor rappresenta un passo avanti decisivo per un uso più mirato delle nuove terapie. Questo non solo permetterebbe di migliorare la qualità della vita dei pazienti, ma contribuirebbe anche a ottimizzare le risorse sanitarie, evitando il ricorso a trattamenti costosi e potenzialmente inutili per chi non ne avrebbe effettivo beneficio.
L’identificazione di biomarcatori affidabili potrebbe rivoluzionare la gestione dell'Alzheimer, promuovendo un approccio basato sulla prevenzione e sulla personalizzazione delle cure. La ricerca continua e con essa la speranza di offrire nuove prospettive ai pazienti e alle loro famiglie, affrontando con maggiore efficacia una delle sfide sanitarie più rilevanti del nostro tempo.