Volontariato che fa crescere: competenze riconosciute, valore condiviso
Un nuovo decreto nazionale permette di certificare le competenze acquisite dai volontari, rendendole spendibili in ambito scolastico e lavorativo. Un passo avanti che valorizza l’impegno civico e rafforza il legame tra solidarietà e comunità.
30 ottobre 2025
Il decreto interministeriale del 31 luglio 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 ottobre, segna una tappa importante per il mondo del volontariato e per tutto il Terzo Settore. Con questo provvedimento vengono definiti criteri e procedure che permettono di riconoscere come esperienze formative le attività svolte dai volontari, valorizzando le competenze che si sviluppano nel donare tempo e impegno alla comunità.
Per la prima volta il volontariato entra a pieno titolo nel sistema nazionale delle competenze, affiancandosi ai percorsi scolastici e professionali e offrendo ai cittadini la possibilità di rendere visibile ciò che hanno appreso in contesti non formali.
Capacità relazionali, collaborazione, gestione del tempo, problem solving, comunicazione e responsabilità diventano così elementi certificabili e spendibili nel mondo del lavoro e dell’istruzione, con un impatto positivo sia per i singoli che per la collettività. Il decreto attribuisce agli Enti del Terzo Settore un ruolo di primo piano, chiamandoli a guidare e accompagnare i volontari in un percorso strutturato che va dall’individuazione delle competenze fino al rilascio di attestazioni ufficiali.
In questo modo viene riconosciuta la funzione educativa e sociale che le organizzazioni di volontariato hanno sempre svolto, rafforzandone la centralità nel costruire cittadinanza attiva e capitale sociale. Per Avis Toscana, che ogni giorno conta sull’impegno di migliaia di donatori e volontari, questo passaggio assume un significato particolare: “Il riconoscimento delle competenze dei volontari - afferma la presidente Claudia Firenze - è uno strumento prezioso per dare valore all’impegno di tante donne e tanti uomini che offrono energie, tempo, passione e, nel nostro caso, anche sangue e plasma. È un modo concreto per dire che ciò che si apprende donando non resta confinato nell’esperienza di volontariato, ma diventa un patrimonio che arricchisce la persona e l’intera comunità”.
Resta aperta la sfida di costruire un’infrastruttura nazionale unica per la registrazione e la conservazione delle attestazioni, così da garantire uniformità e accessibilità su tutto il territorio, ma questo provvedimento rappresenta senza dubbio un passo avanti verso una cultura capace di dare dignità al sapere esperienziale e di trasformare la solidarietà in competenza condivisa.